Prima lettura: At 5,12-16
Dal Salmo 117: Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre
Seconda lettura: Ap 1,9-11.12-13.17-19
Vangelo: Gv 20,19-31
Pasqua
La risurrezione di Gesù non è un’idea, una teoria, ma un’esperienza sensibile. Lo vediamo nelle prime due domeniche della storia del cristianesimo: la domenica di Pasqua “la sera di quel giorno, il primo della settimana” e “otto giorni dopo”.
Gli apostoli sono dominati dalla paura di fare la fine del loro maestro. Gesù non li sgrida, non li squalifica, si mostra risorto, li aiuta a fare esperienza della sua risurrezione.
Dona lo Spirito Santo perché possano estendere ad altri la loro esperienza donando vita, eliminando la mancanza di vita del peccato.
Tommaso non aveva paura, non era chiuso in casa, però desiderava anche lui fare esperienza della risurrezione. Gesù lo accontenta, non mostrandogli miracoli, ma la sua debolezza, le sue ferite, superate dalla risurrezione.
Anche Pietro, dopo l’esperienza domenicale con Gesù, testimonia la risurrezione dando vita, gli portavano “malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti”.
Anche noi ogni domenica dovremmo fare esperienza di Cristo risorto e poi portare agli altri la nostra esperienza. Ci riusciamo?